Studia moralia 56/1 (2018)

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Dall’Humanae vitae all’Amoris laetitia. Questioni etiche e pastorali

Mauro COZZOLI [StMor 56/1 (2018) 7-24]

Dopo aver delineato nella prima parte – pubblicata nel precedente fascicolo – il percorso “dall’Humanae vitae all’Amoris laetitia” a monte del bene del matrimonio e della famiglia, e dell’amore che ne costituisce la chiave semantica e valoriale, in questa seconda lo si delinea a valle delle problematiche etiche e pastorali. A questo livello Paolo VI e Francesco si misurano con questioni pratico-operative relative al loro tempo. Paolo VI con la questione della regolazione delle nascite, Francesco con quella di coppie e famiglie segnate da incompiutezze, difetti e ferite, con riferimento ad ogni «situazione di fragilità o d’imperfezione». Di entrambe sono qui messi in luce aspetti, criteri e metodi con cui sono considerate e vengono elaborate e motivate le soluzioni etico-pastorali.

amoris laetitia/humanae vitae/matrimonio/famiglia 


Chiamati a crescere nell’arte del discernimento 

Antonio DONATO [StMor 56/1 (2018) 25-44]

In più luoghi del suo magistero, papa Francesco pone in evidenza la necessità che la Chiesa, attraverso il fattivo e personale impegno di tutti i suoi membri, continui a maturare nella sua costitutiva capacità di discernimento. La considerazione e la riflessione sulla “necessità” e sulla “importanza” di tale “realtà” per l’oggi della Chiesa sono messe al centro di questo studio che, alla luce delle “istanze teoretiche” emergenti dal cammino di preparazione al “Sinodo dei Giovani” (ottobre 2018) e di alcune “costanti” rintracciabili nell’attuale magistero petrino, evidenzia come l’esercizio del discernimento sia un compito inscritto nella medesima vocazione dell’uomo, un “costitutivo” essenziale che la persona è chiamata a far maturare nella relazione con Dio, con gli altri, e con la realtà nella quale vive e opera.

discernimento/Vocazione/sinodo dei giovani/papa Francesco 


La dialectique pratique du bien comun

Mathias NEBEL [StMor 56/1 (2018) 45-73]

La nozione del bene comune è stata ritenuta obsoleta, inutile e potenzialmente dannosa in filosofia politica. Il dopoguerra ha visto il rapido abbandono della nozione dal discorso politico ed era rimasta quasi soltanto la Chiesa cattolica a continuare ad utilizzare questo concetto come se fosse ancora di attualità. Eppure, l’eclissi del bene comune fu solo temporanea. Già dagli anni 90, infatti, si osserva che il concetto torna ad essere di uso in indirizzi pratici come i diritti culturali (il patrimonio artistico come bene comune di un popolo), l’ambiente (l’acqua, il clima come bene dell’umanità) o ancora lo sviluppo (una governance deve puntare al bene comune), ma queste riemergenze non hanno ancora fatto vacillare le critiche mosse in filosofia politica alla nozione di bene comune. Questo articolo contribuisce a riabilitare il bene comune come una delle categorie centrali dell’azione pubblica. La prima parte analizza il riemergere della nozione e le sue cause. La seconda propone di capire tale nozione nell’ambito di una filosofia dell’azione piuttosto che in una metafisica. Da questa prospettiva, una formalizzazione della nozione di bene comune viene proposta nella terza parte che specifica, in par-ticolar modo, un vocabolario e definisce la dialettica dell’espandersi del nesso del bene comune. Quindi un’ultima parte studia la pertinenza dell’obiettivo del bene comune in politica.

bene comune/beni comuni/liberalismo politico/teorie politiche 


L’etica coloniale spagnola e la questione dei diritti umani. Il contributo di Joseph Höffner 

Giuseppe FRANCO [StMor 56/1 (2018) 75-101]

Il contributo analizza le riflessioni e gli studi di Joseph Höffner (1906-1987) dedicati al tema dei diritti umani e del diritto naturale sulla base dell’etica coloniale spagnola del XVI e XVII secolo. Dopo aver presentato i contributi dei tardoscolastici spagnoli alla difesa della dignità dell’uomo e alla fondazione della scienza del diritto internazionale, si prenderanno in considerazione i guadagni teorici maturati da Höffner per la rinascita del pensiero del diritto naturale. Höffner ha mostrato i limiti di una concezione astratta del diritto naturale che prescinde dalla dimensione storica e dalla considerazione delle analisi empiriche e sociali, integrandola con categorie teologiche. Inoltre, alla luce delle obiezioni classiche al concetto di diritto naturale il contributo cercherà di mostrare l’attualità delle concezioni di Höffner e del pensiero dei tardoscolastici spagnoli in merito al contenuto normativo e al significato permanente del valore della dignità umana.

Etica coloniale spagnola/Joseph Höffner/Diritti umani/Diritto naturale


The Silent Reader: Prayer as the Source of the Moral Life

Dennis J. BILLY [StMor 56/1 (2018) 103-121]

La preghiera è essenzialmente dialogica. Sia che si serva o non si serva di parole, essa, in fondo, non è altro che un semplice “parlare con” o, ancor meglio, un “entrare in comunione con” Dio. Nella vita spirituale, leggere, parlare e pregare erano una volta intimamente connessi. Oggi essi sono diventati frammentati, separati uno dall’altro ed hanno un disperato bisogno di essere “ricondotti ad unità”. Nel far questo noi scopriremo come la preghiera, quando viene compresa come un parlare a Dio, un leggere la sua Parola inscritta nei nostri cuori, scritta nelle pagine della Scrittura e incarnata nella persona di Gesù Cristo, Parola-fatta-carne, può essere vista come fonte di molte cose: comunione con Dio, con gli altri, con noi stessi e, in una maniera speciale e affatto particolare, fonte della vita morale.

preghiera/silenzio/lettura/vita morale


Il problema della morte in Qoelet

Vincenzo CUFFARO [StMor 56/1 (2018) 123-144]

L’articolo focalizza la riflessione di Qoelet sulla morte, mettendo in evidenza innanzitutto la ricca articolazione di essa. Infatti, egli non si ferma alla semplice concezione tradizionale di un aldilà umbratile. Prendendo le mosse dal fatto che la morte si inserisce nei ritmi del destino, voluti dal creatore, essa appare innanzitutto “bella”, perché accade nel tempo suo. Inoltre, ha un impatto di notevole forza per chi rimane in vita: trovarsi in una casa in lutto rappresenta una tappa del cammino verso l’acquisizione della sapienza. Infine, la morte osservata sugli altri costituisce una sorta di monito per se stessi; vale a dire che l’esercizio della libertà del volere prende una piega ben diversa, in una linea positiva, quando ci si riconosce come esseri mortali.

morte/aldilà/sapienza pedagoga/retribuzione


Vocazione e missione del giornalista. Sfide e criteri etici

Martín CARBAJO NÚÑEZ [StMor 56/1 (2018) 149-160]

Journalism is a vocation “among the most important in today’s world”, closely linked to the dignity of the human person and to the common good. “You have a mission”, said Pope Francis to journalists, “you are called” to serve the community by assuring a continuous exchange of ideas and a profitable debate, helping people to develop a healthy critical sense. By correctly exercising their work, journalists respond to their own vocation and actively participate in the divine plan of salvation. The second part of this article focuses on some ethical principles that should guide journalists in their important social mission.


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